Affitto a canone concordato, conviene?

Affitto a canone concordato, conviene?

Oltre che per garantirsi una casa nuova, accogliente e confortevole, coloro che investono nel settore immobiliare Viterbo o altre zone possono farlo anche per ottenere dall’immobile una rendita aggiuntiva. Nell’ipotesi che stiate valutando di acquistare una casa nuova per poi cederla in locazione, una delle opzioni possibili è quella del contratto di affitto a canone concordato . Di cosa si tratta e quando conviene? Vediamolo insieme.

Contratto di affitto a canone concordato, caratteristiche

Il contratto di locazione a canone concordato è una particolare tipologia di affitto regolata dalla legge. Si tratta di un’opzione a canone “calmierato”, che prevede una durata specifica, un affitto più “leggero” rispetto a quello previsto dal mercato libero e importanti agevolazioni fiscali, sia per il proprietario che per l’inquilino.

Questa tipologia di accordo, che prevede anche l’intervento di organizzazioni territoriali di proprietari e inquilini, è regolata dal Decreto Semplificazioni, in particolare dall’articolo 7 n. 73/2022, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 143 del 21 giugno 2022.

Il canone concordato prevede la formula “3+2”, ovvero una durata obbligatoria prevista di tre anni, prorogabili per altri due. Particolari tipologie di contratto agevolato riservati a studenti universitari possono anche prevedere una durata da 6 a 36 mesi, mentre i contratti transitori possono essere stipulati con durata da uno a 18 mesi.

Abbiamo accennato al fatto che questa tipologia di contratto prevede un canone d’affitto più basso, ma quanto fa risparmiare? L’affitto mensile viene stabilito sulla base degli accordi definiti in sede locale tra le organizzazioni dei proprietari e quelle degli inquilini. Queste ultime devono rilasciare un’attestazione, necessaria per poter stipulare il contratto, con la quale viene certificato il rispetto di quanto previsto dall’accordo territoriale.

Per stabilire l’importo del canone si deve fare riferimento alle tabelle stilate dai Comuni con le associazioni di categoria, che tengono conto della zona, dei servizi offerti dall’ente, dei metri quadrati e delle dotazioni dell’appartamento, del numero dei componenti che ci andranno ad abitare e di altri fattori. Ogni Comune stabilisce un valore minimo e uno massimo del canone applicabile, entro i quali le parti dovranno decidere l’importo da applicare per l’immobile oggetto del contratto di locazione.

Vantaggi dell’affitto a canone concordato per il proprietario dell’immobile

Perché il proprietario di un immobile dovrebbe decidere di locarlo a canone agevolato? Sicuramente un contratto d’affitto a canone libero potrebbe offrire maggiori introiti, anche se molto spesso si tratta solo di una sorta di “illusione”. Il maggior guadagno derivante dagli affitti mensili verrà infatti tassato all’aliquota di riferimento in sede di conguaglio annuale, e in dichiarazione dei redditi il proprietario di immobili locati a canone libero dovrà pagare l’imposta sul canone in base allo scaglione di riferimento. Le tasse da pagare su una casa affittata saranno maggiori se il proprietario risulterà lavoratore dipendente o autonomo, ma anche pensionato, così come se gli immobili affittati siano più di uno. Nell’anno 2024 le diverse aliquote Irpefprevedono un’aliquota del 23% per redditi fino a 28,000 euro, che sale al 35% se si supera tale soglia (ma si rimane comunque entro il limite di 50.000 euro). Oltre tale soglia si passa al 43%. Questo significa che sul reddito da affitti (decurtato di una riduzione forfettaria del 5%) sommato a quello di lavoro o pensione, il proprietario potrebbe essere costretto a pagare anche il 43%.

Come viene invece tassato il reddito da affitto a canone concordato? In questo caso è prevista una riduzione Irpef: oltre alla normale riduzione forfettaria del 5% è prevista una ulteriore riduzione del 30%. A questa si aggiunge una riduzione del 30% della base imponibile sulla quale verrà poi calcolata l’imposta di registro ed eventuali riduzioni previste dai singoli Comuni per l’Imu.

Sia il contratto a canone libero che quello concordato possono poi beneficiare della cedolare secca: una particolare formula che consente ai proprietari degli immobili di saldare le imposte derivanti dagli affitti con una percentuale calcolata sul 100% del canone. Anche in questo caso le agevolazioni che derivano dai contratti di affitto concordati si presentano maggiori alle altre, visto che per un contratto di locazione di mercato viene applicata l’aliquota del 21%, mentre per quello calmierato l’aliquota scende al 10%.

Locazione a canone agevolato, quali vantaggi per l’inquilino?

Il proprietario non è il solo a trarre vantaggio da questa formula. Anche per l’inquilino sono infatti previsti diversi benefici, a patto che risulti intestatario del solo contratto di locazione a canone concordato e l’immobile in questione sia adibito ad abitazione principale. In questo caso avrà diritto a una detrazione fiscale Irpef diversa a seconda del reddito.

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